Perchè si diventa Produttori di salumi
Cercherò di spiegartelo raccontandoti la mia storia personale.
I miei genitori erano proprietari di una bottega, lungo il passo della Consuma, strada che collega il Casentino, la valle dove abito, con Firenze.
Quelle piccole botteghe di campagna nelle quali si vendeva un po’ di tutto: un po’ bar, un po’ alimentari, ma anche tabacchi, merceria, profumi, casalinghi, bombole del gas. Ossia tutto quello che poteva servire a persone di campagna, per le normali faccende di vita quotidiana. Persone, che il più delle volte non possedevano neppure l’automobile, al più, un’ape scassata con la quale arrivare in paese per le esigenze più grosse.
Mio babbo invece possedeva una vecchia Opel Kadett con la quale riforniva, casa per casa le famiglie che non avevano la possibilità di raggiungere la loro bottega.
Ti starai chiedendo, quanti secoli fa sia successo ciò.
No, sono passati solo pochi decenni.

I miei salumi, fotografati con lo sfondo del Castello di Romena
Poi ecco la svolta: le famiglie lasciavano le campagne e il loro duro lavoro dei campi per trasferirsi in città dove li attendeva un lavoro più piacevole all’ombra del tetto di una fabbrica. Erano gli anni del boom economico, arrivarono nelle famiglie le prime automobili, i televisori, le lavatrici. Le campagne piano piano venivano abbandonate.
Erano le domeniche delle targhe alterne durante le quali le strade deserte si trasformavano in campi da calcio per i maschi, mentre se eri una bambina potevi giocarci con l’elastico.
Era anche il periodo delle Prinz verdi che portavano iella, delle canzoncine “fiorentin mangia fagioli, lecca piatti e tovaglioli, sotto terra un c’è i quattrini, accidenti ai fiorentini” e delle giornate passate dai bambini a giocare a muriella, nella speranza di vincere qualche figurina dei giocatori di calcio o a sedere sul muretto che allora andava tanto di moda.
Per farti capire meglio però, devo fare un passo indietro e tornare all’anno 1950!
Mio babbo, causa miseria, aveva lasciato casa ed amici, per andare nella lontana Svizzera a lavorare, dapprima come stalliere in una scuderia di cavalli da corsa, poi in una grande azienda florovivaistica che contava un centinaio di dipendenti. Visto che era figlio di contadini e che fino a quel giorno le pecore ed il lavoro dei campi erano stati il suo pane quotidiano, non impiegò molto tempo a dimostrare le sue abili doti, che lo portarono a divenire presto responsabile di produzione.
L’ho definita lontana Svizzera e non è un errore.
Pensa che per raggiungerla aveva preso il treno a Firenze, città della quale naturalmente conosceva l’esistenza ma che non aveva mai visto. Prova a pensare ad un ragazzetto diciottenne che parte da solo, munito di una valigia di cartone (oggi averla sarebbe un cimelio) con una istruzione da terza elementare che si appresta a mettere piede in una terra diversa della quale non conosce una sola parola della nuova lingua.
Ebbene è là, lontano dagli affetti familiari, in quella terra solo all’apparenza ostile, che mio babbo incontrerà mia mamma, una bella ragazza bergamasca che come lui era andata in Svizzera in cerca di fortuna.
Perché ti ho detto questo? Per farti capire che mio babbo era un tipo tosto, con le idee molto chiare in testa e quando un tipo tosto incontra una tipa altrettanto tosta, a livello lavorativo “un mostro”, che come lui aveva sentito il morso del lupo, si crea un’accoppiata vincente e…boom! Questi non li ferma nessuno.
Rientrati in Italia dopo un decennio all’estero, con un bagaglio culturale enorme, con il francese e il tedesco parlati come l’italiano, figurati se si fanno impaurire dalle domeniche a targhe alterne o dalle campagne che si stanno spopolando. Considerando che in ogni cambiamento possa nascondersi un’opportunità, decidono di rinnovare la vecchia bottega che avevano acquistato e di cambiargli impostazione.
Ero piccolo, ma ricordo bene le facce talvolta arrabbiate dei rappresentanti ai quali mio babbo comunicava questa scelta, i quali, un po’ per interesse, ma un po’ anche in senso di vera amicizia, convinti che la loro decisione fosse sbagliata, cercavano di dissuaderli. Ma niente ormai li poteva fermare.
Ed allora via l’angolo della merceria, dei profumi, dei detersivi e delle bombole del gas. Il nuovo obiettivo era trasformare la bottega di Scarpaccia in un punto di riferimento per le merende.
C’era l’esigenza di differenziarsi dagli altri locali, situati proprio sul passo e quindi in posizione forse più strategica e qual è la prima mossa che mettono in atto? Pensano bene che prodursi da soli i salumi e innalzarne la qualità, possa essere un buon modo per attrarre clienti. Per fare questo si avvalgono dell’esperienza norcina di un caro amico, nostro vicino di casa, Bruno, per gli amici “Nappino”.
E così si gettano anima e corpo in questa nuova avventura, trasformano un vecchio fienile in un locale dove stagionare prosciutti e spalle, acquistano dei macchinari usati tra i quali una piccola insaccatrice manuale “tre spade” ed iniziano a realizzare i loro primi insaccati, salsiccia, sambudello e soprassata.
Ancora oggi, molti clienti si ricordano dell’audacia, del coraggio e del tanto lavoro che comportò questa scelta.
Fino a quando, piano piano, quasi per gioco, la cosa ha preso forma, con la bottega che cresce di interesse e fa sì che altri negozianti manifestino il desiderio di vendere i loro salumi.
Nasce così la Salumi di Scarpaccia.
Un amico crea un logo che è rimasto immutato fino ad oggi, al “modico” costo di un salame.
Poi un giorno, correva l’anno 2000…
un conoscente ci racconta la storia di un macellaio, che produceva un’ottima finocchiona sbriciolona . Per anni il suo prodotto aveva dominato sulla piazza di Firenze ma, alla sua morte, avvenuta prematuramente, si era venuto a creare un vuoto di mercato. Ci spiegò infatti che in quel momento non esisteva un prodotto equivalente e che l’eventuale creazione sarebbe stata accolta con grande piacere dalle gastronomie fiorentine. Ho scritto ci racconta, perché nel frattempo anch’io ero entrato a pieni giri nel meccanismo.
Da lì, una decisione profonda.
Cercare di creare una finocchiona sbriciolona di livello superiore.
Ed allora prove sopra prove, con i clienti del negozio che coinvolti in questo cambiamento, facevano volentieri da “cavie” rilasciandoci subito un parere. E modifiche, modifiche, modifiche. E poi il babbo che aveva trasformato il normale orto in una officina di piante aromatiche e che in opportuni periodi dell’anno andava per la campagna a raccogliere il finocchio selvatico. Ricordo ancora le prime rudi tecniche di stagionatura, le strizzate di cervello per capire come fare a migliorare. Con la spada di Damocle rappresentata dal giudizio di mia mamma che assaggiava e rimaneva in silenzio con gli occhi rivolti al cielo, prima di emettere il suo verdetto. Un silenzio che pareva una eternità.
Il tutto accompagnato da tanta passione e dal non essere mai contenti di quello che si fa, sempre con quel pallino della finocchiona sbriciolona dentro la testa, sul capire perché a volte sbriciolava ed era il massimo ed altre no.
Inizio così i primi viaggi a Firenze a rifornir botteghe con la macchina familiare dei miei genitori, con il cuore che batte forte e non solo di passione, con i primi scontri con una dura realtà fatta di abili commercianti da una parte e la mia inesperienza dall’altra, alimentata anche dalla giovane età.
È una lotta continua sia dentro che fuori il laboratorio, ogni parola che mi viene suggerita diventa spunto di riflessione e motivo di prova. Pur di migliorare, sono disposto anch’ io a vendere l’anima al diavolo, fino a quando cade il tabù dello sbriciolamento, finalmente capisco come ottenerlo sempre e insieme a questo si dissolvono molti altri dubbi!
Il ricordo di quel momento è ancora presente nella mia mente, così come il lungo silenzio che anticipò il giudizio di mia mamma. Un silenzio profondo, diverso dai precedenti, che potrei racchiuderti nella frase del mitico Francesco Nuti:
“Madonna che silenzio c’è stasera”.
Queste intuizioni portarono cambiamenti importanti sulla qualità dei prodotti, che migliorarono sensibilmente, diventando sempre più buoni e sempre più costanti.
Ed è così, che da un’idea dei miei genitori, ho sviluppato una piccola azienda artigiana, rinomata ed apprezzata da numerosi clienti. Oggi produco salumi tipici della mia vallata, il Casentino e li consegno nelle migliori gastronomie e ristoranti della mia regione, di quelle limitrofe e non solo.
Considero il lavoro un gioco divertente nel quale metto tutto me stesso e dalla cui passione ultimamente è nato Gotto, un salume a forma di fiaschetto per vino tipico toscano, che mi sta regalando soddisfazioni inaspettate.
Però sono sicuro che a te interessa sapere come è andata a finire la storia della Sbriciolona?
Sì, perché da adesso in poi la chiamerò solo così (se sei curioso e vuoi conoscerne le motivazioni leggi l’articolo “Anche i salumi si separano ed a volte non per colpa loro”).
È andata a finir bene, anzi benissimo, il risultato finale è da URLOOO! Ma dato che sono modesto ti dico soltanto che è tra le più apprezzate del mercato ed è divenuta l’emblema della mia produzione tanto da essere rinomata come ” la famosa Sbriciolona di Scarpaccia”.
Adesso spero di averti chiarito, come ho fatto a diventare produttore di salumi.
Romano Giuliani
Buongiorno! Se non ricordo male.. vi siete trasferiti . Giusto?? Si può venire a trovarvi e a comprare nella nuova sede ?? Oppure mi devo recare sempre al “Bar “ attiguo alla vecchia sede x fare scorta dei vs prodotti ?
Grazie mille
M.M.
Ciao Maurizio! Ricordi bene, ci siamo trasferiti in località Porrena (Via Romena 5). Puoi anche venire direttamente da noi in azienda. Ti aspettiamo con piacere!
Ho avuto il piacere di assaggiare la famosa sbriciolona di Scarpaccia e non solo. Prodotti che accarezzano il palato, con aromi antichi che regalano sia il piacere del buon mangiare che dolci ricordi. La sua storia Romano è coinvolgente e affascinante ma le assicuro che ,in qualche modo , i suoi prodotti me l’ avevano già raccontata: solo tanto amore e dedizione per il proprio lavoro può permettere di ottenere prodotti di una simile qualità. Complimenti!!!
Grazie mille Rita! Ti ringrazio moltissimo per le tue splendide parole che mi rendono felice a testimonianza di ciò che facciamo quotidianamente
Una grande storia..grandi salumi..un grande produttore..ma soprattutto un grande uomo molto semplice..che corrisponde al nome di ROMANO
Grazie Marco, bellissime parole, grazie davvero, un abbraccio
Sono anni che sulla strada di Pratovecchio mi fermo a comprare i vostri salumi per me e per altri buongustai che apprezzano i vostri prodotti. Conosco Romano e i suoi collaboratori di cui apprezzo gentilezza e professionalità ma causa covid ultimamente mi manca la piacevole chiacchierata che solitamente accompagnava gli acquisti. Forse tra qualche tempo…. Complimenti anche per la bella storia della famiglia. Saluti
Grazie Federico per averci scelto da anni. Le tue parole fanno piacere a tutto il team. Vieni a trovarci nel nuovo stabilimento a Porrena (via Romena 5) e potremo fare due chiacchiere che in tempo di Covid non siamo riusciti a fare. Grazie ciao
Proprio stamani, di ritorno a Firenze dopo un giro di due giorni a La Verna e Camaldoli, con mia moglie ci siamo fermati alla bottega e abbiamo fatto scorta di sbriciolona e di un trancio di prosciutto, in previsione di un imminente cena in terrazza con amici, a casa.
Conosco bene e apprezziamo i salumi di Scarpaccia, che normalmente acquistiamo nel supermercato CONAD dove ci serviamo.
Quest’anno, per le vacanze che trascorriamo ogni anno in Sicilia, ci siamo riforniti di una sbriciolona, un salame e un bel pezzo di prosciutto di Scarpaccia e abbiamo organizzato una cena tra parenti ed amici (una ventina) e fatto degustare il tutto, naturalmente ottenendo un vero successo!
Complimenti, da un affezionato cliente (indiretto),
Grazie mille per le sue parole Maurizio!
Ci fa piacere che la cena sia andata per il meglio e che i parenti abbiano apprezzato i prodotti della Toscana.
A presto
Bravissimo, ti apprezzo molto da come scrivi e da quello che scrivi anche se per caso ho conosciuto il nome della tua azienda ma non ancora ho gustato i suoi prodotti!
La storia mi è piaciuta molto ed anch’ io sono partito sotto zero un po’ come i tuoi genitori. Purtroppo al giorno d’ oggi famiglie e persone come voi venute dalla gavetta è difficile trovarne ( almeno dalle mie parti ) e molte occasioni favorevoli vengono fatte sfuggire senza sforzarsi minimamente di coglierne qualcuna ! ! COMPLIMENTI
Ciao Mario, ti ringrazio di cuore per le bellissime parole!
Dietro le piccole realtà come le nostre si celano tanta passione, impegno e dedizione per il proprio lavoro, costruito passo dopo passo nel corso degli anni. Messaggi come il tuo ci danno ancor più grinta per cercare di sfruttare quelle occasioni favorevoli da te citate.
Mi auguro che tu possa anche provare presto i nostri salumi!
lettura della storia alquanto interessante e gagliarda .
Storia veramente da insegnamento e da complimentarsi degna di persone vincenti
che hanno saputo credere nelle proprie forze e qualita’ , che non si son scoraggiati di fronte a difficolta’
Gente di campagna ma dal cervello fino degna di lode.
Complimenti veramente di cuore , con l’augurio di migliorare sempre ed essere sempre vincenti
giuseppe siciliano
fi,7/5/20
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Grazie mille Giuseppe per le tue parole! Le persone come lei sono uno stimolo per dare sempre il meglio di noi ogni giorno